Addio a Maradona, l'eroe di Napoli
Un 2020 veramente triste, che lascia tutti increduli dinanzi all’ennesima perdita di un anno che ha dell’inverosimile.
Il mondo del calcio ma, soprattutto la città di Napoli piange il più grande campione dei suoi tempi.
El Pibe de Oro, il ragazzo d’oro, è stato per la città di Napoli un mito, un eroe, una leggenda.
Nato e cresciuto in una zona poverissima di Buones Aires, con il pallone sempre sotto braccio tra i vicoli, nel 1970, all’età di 10 anni lascia la periferia per la città e nel 76’ per la prima volta scende in campo con la maglia dell’Argentinos Juniors, come il più giovane esordiente.
Nel 78’ a quasi 18 anni diventa il capocannoniere del campionato mostrando grande talento e lasciando tutti a bocca aperta con un gol segnato da centrocampo.
Dopo il Boca Juniors e ben 28 gol in 40 partite arriva il momento di andare in Europa, prima la proposta del Barcellona con 12 miliardi di lire, poi il Napoli.
La data storica è quella del 5 luglio del 1984 quando Maradona varca la soglia del San Paolo, a Napoli, dove ben 80.000 spettatori pagano un biglietto simbolico di 1.000 lire per vederlo, e lui, dinanzi a quell’accoglienza, rispose “Buonasera napolitani!” entrando subito nei loro cuori.
Il 22 giugno del 1986 disputerà i mondiali allo Stadio Azteca di Città del Messico e durante quella partita Maradona, con una deviazione del pallone con la mano, vince il mondiale e diventa il miglior calciatore del mondo.
Ai giornalisti che gli chiesero se avesse segnato il gol aiutandosi con la mano rispose “il gol è stato legittimo, regolarissimo, ho colpito la palla di testa, semmai c’è stata mano de Dios”, la mano di Dio.
Fu nel campionato del 1986-1987 che Maradona con la maglia azzurra e guidato dall’allenatore Bianchi vince il suo primo scudetto contro la Juventus, per poi passare a conquistare la terza Coppa Italia. La grandezza dell’impresa fu enorme per la tifoseria napoletana, la città lo adorava e lo venerava con l’amore che da sempre contraddistingue il popolo campano, perdonandogli, spesso, anche errori ed eccessi.
Nei quartieri della città, tra i vicoli, si trovano immagini, murales e fotografie del campione argentino, continue e palesi manifestazioni di ammirazione, di amore.
Un amore capace di andare oltre gli errori, come quello che accadde il 17 marzo del 1991 quando, a seguito di un controllo antidoping, Maradona risultò positivo e venne squalificato per un anno e mezzo.
Nel 1992 fu ceduto al Siviglia, ma tanto fu l’amore che legò i napoletani a Diego Armando Maradona, che la sua maglia, il numero dieci, fu ritirata e fu deciso che non sarebbe stata più di nessun altro.
La sua permanenza in Spagna durò solo un mese e poi fece ritorno in Argentina; nel 1994 vinse il pallone d’oro alla carriera.
Dopo anni complicati nel 2008 venne chiamato come allenatore, sperava di vincere i mondiali in SudAfrica, ma il finale fu diverso..
Oggi, dopo 60 anni, il legame indissolubile con la città di Napoli è la riprova di un amore che non conosce sofferenze, come lui stesso ha scritto in un messaggio su Instagram ad aprile:
“Quando dissi, qualche mese fa, che nessuno potrà mai raggiungere ciò che ho realizzato col Napoli, mi riferivo a questo, col San Paolo stracolmo di gente felice. L’ho detto, e lo ribadisco. Il tempo non cancella la storia del mio Napoli”.
Così come il tempo non potrà mai cancellare Maradona dai nostri cuori.
Addio campione!
Felisia Toscano