Manifesto per una Fotografia di bellezza e giustizia
Manifesto per una fotografia di bellezza e giustizia, resistenza sociale, disobbedienza civile e poetica dell’immagine
“Il diritto di avere diritti, o il diritto di ogni individuo ad appartenere all’umanità, dovrebbe essere garantito dall’umanità stessa”.
Hannah Arendt
«Sto cercando ciò che è veramente reale nel mio cuore: e quando l’avrò trovato, potrò stargli umilmente accanto e dire: “Ecco qui, questo è ciò che sento, questa è la mia onesta interpretazione del mondo; e non è influenzata dal denaro, da inganni o pressioni - tranne la pressione della mia anima”... Carissima mamma, sono calmo come una laguna addormentata, anche se questa, come me, potrebbe nascondere un vulcano sul punto di eruttare. Chi ti ha detto che c’è la possibilità che io venga fatto fuori, o che li faccia fuori. Dopotutto sono i miei otto dollari (in prestito) contro i loro otto miliardi (una cifra immaginaria)... Forse stiamo cammi- nando tenendoci per mano, io e la tragedia, e con la disperazione siamo in tre, anche se il mio stomaco freme come quello di una danzatrice del ventre, la danzatrice è pagata, mentre il mio si va corrodendo... In altre parole, non allarmarti - sono in arrivo difficoltà, ma non devastazione. E ciascuno avrà il denaro che gli spetta.
La fotografia è un mezzo di espressione potente. Usata adeguatamente è di grande utilità per il miglioramento e la comprensione. Usata male ha causato e causerà molti guai... Il fotografo ha la responsabilità del suo lavoro e degli effetti che ne derivano... La fotografia per me non è sem- plicemente un’occupazione. Portando la macchina fotografica io porto una fiaccola».
W.Eugene Smith
(...quando W. E. Smith è scomparso ha lasciato in eredità 18 dollari e un patrimonio culturale/fotografico per l’intera umanità).
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La Fotografia dei diritti umani o della bellezza prodiga (che dona senza misura), esprime estetiche/etiche di resistenza sociale in affrancamento agli ultimi, gli sfruttati, gli oppressi o pratiche di disobbedienza civile contro la distruzione del pianeta azzurro... è una fotografia in libertà che — ovunque lo spettacolo delle ideologie, delle fedi o dei mercati riduce l’uomo a suddito — si oppone all’avvenire del terribile, dilata il pensiero della dissidenza e lo riveste di dignità... lavora per abolire l’attuale situazione d’ingiustizia, per costruire una società del bello, del giusto e del bene comune. La libertà è in ciascuno e non può essere mendicata né recisa. Tutti gli uomini nascono liberi e uguali, forse... ma ovunque sono tenuti a catena. Si tratta di mostrare la vergogna d’ogni pote- re e renderla ancora più vergognosa!
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L’immaginale della Fotografia dei diritti umani è sempre una finestra aperta sul mondo e una fotografia, quando è grande, contiene il ritratto di un’epoca. È deplorevole per l’educazione della gioventù che la storia della fotografia sia sempre stata scritta da gente che la fotografia del dolore non ha com- preso. Non ci sono guerre giuste né guerre umanitarie o guerre di religione che possono giustificare le predazioni dei paesi ricchi contro i popoli impoveriti... la Fotografia dei diritti umani compensa con la dignità ritrovata, tutta l’impudenza e la mancanza di principi della vita dominata e denuncia le condizioni di schiavitù nelle quali versano gli ultimi della terra. Quando non c’è nessuna Utopia, non c’è nessun futuro!
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La Fotografia dei diritti umani o dell’esistenza liberata opera uno spaesamento estetico ed etico dell’immagine fotografica e restituisce la percezione della libertà dove è stata schiacciata... il diritto alla dignità è inviolabile, non è negoziabile, non ha prezzo e su di essa nessuno può esercitare alcun potere (se non quello di reprimerla). Le azioni di disobbedienza civile espresse nella storia, sono riuscite ad abbattere diffi- denze, barriere, discriminazioni e produrre maggiori libertà. Quando i governi cominciano a perdere il consenso, vuol dire che le proteste sono state efficaci!
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La Fotografia dei diritti umani svaligia universi convenuti ed eleva il bello tra il reale e l’eternità. Soltanto i cattivi fotografi del “bello” esercitano una certa influenza e l’entusiasmo allo stato morboso del banale che lo presuppone. Ogni immagine presa alla storia della violenza corrisponde a un tipo di felici- tà da conquistare... i fotografi della libertà che si schierano a fianco dei diritti umani, sono testimoni o poeti che ci insegnano a riflettere, a non dimenticare... ci nutrono con le loro immagini grazie alle quali possiamo vedere di che materia sono fatti i nostri sogni... la coscienza e la conoscenza di questi corsari della fotografia del vero e del bello disertano tutte le discipline dei linguaggi figurativi, spalancano le gabbie della realtà condizionata affinché l’umanità non rinunci all’innocenza del divenire. La bellezza contiene anche la giustizia e non s’abbevera agli aromi avvelenati del consenso o alle stigmate del successo. Non appena un maestro vuole avere discepoli, diventa sospetto.
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La Fotografia dei diritti umani fiorisce in affrancamento ai rivolgimenti e ai mutamenti sociali... combatte le strutture del dominio, del sapere e della tecnica e invera il cattivo uso della politica come museruola a una vita senza passioni... respinge dappertutto l’infelicita... non porta né la pace né la spada ma la vitalità di uno stile che fa paura perfino agli angeli... è l’autobiografia o la confessione in verità (non solo fotografica) che trabocca nell’epifania o poetica del disvela- mento come linguaggio personale... la fine dell’ineguaglianza è la spinta che muove le giovani generazioni alla lotta per la libertà e non avrà mai tregua sino a quando gli uomini tutti non godranno dei medesimi diritti... principio e fine di ogni filosofia/politica è la libertà. Se vuoi essere universale fotografa la cucina della tua casa e i volti dei tuoi padri!
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La Fotografia dei diritti umani o il risveglio delle coscienze (in fotografia e dappertutto) è un richiamo alla vita autentica e la sola occasione per mettere fine al miscuglio indecente di terrori, banalità, costrizioni che i poteri fluidi architettano contro i popoli addomesticati. Gli indesiderabili della terra sono alle porte dei palazzi e dicono che l’uomo non è stato capace soltanto d’inventare i campi di sterminio, la bomba atomica, la catastrofe del pianeta o il terrorismo della Borsa, ma anche di creare le rose blu. La fotografia che si avvicina alla verità è superiore sia alla verità che alla fotografia!
7 (o settantasette volte sette+1)
Il linguaggio fotografico dei diritti umani è una maniera di percepire il mondo e portarlo nella vita quotidiana. Non c’è libertà né giustizia a pieno titolo dove anche a un solo uomo è sottratta la libera creazione della propria personalità. Il riconoscimento della persona, della sua umanità, dignità sociale non può essere ingannevole, ma sovrano... Il diritto di avere diritti è un appello alla terra e a tutti gli uomini, le donne che continuano a lottare per la conquista di una dimensione dell’umano che si accorda con i diritti di bellezza, giustizia e libertà, apre il cammino della speranza del vivere bene, del vivere insieme in una civiltà del rispetto, di pace e di fraternità. Le rivoluzioni si fanno con le rivoluzioni, ma con la fotografia possiamo diventare donne e uomini migliori per la conquista di una società più giusta e più umana!
*Il “Manifesto per una fotografia di bellezza e giustizia” è stato redatto da Pino Bertelli, Maria Di Pietro e Felisia Toscano, pubblicato in Tracce - Rivista multimediale di critica radicale dal 1981.
Piombino, 6 luglio 2019.
L’illustrazione e il logo del Manifesto sono ad opera dell’artista Rinedda.
Chiunque voglia aderire e sostenere il Manifesto può inviare una mail a felisia.toscano@gmail.com o infomariadipietro@gmail.com