Un viaggio attraverso la fotografia senza tempo di Mimmo Jodice
date » 15-04-2024 00:06
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Le sale di Villa Bardini a Firenze ospitano una mostra imperdibile per gli amanti della fotografia: "Mimmo Jodice. Senza Tempo". Un'antologica che ripercorre la straordinaria carriera di questo maestro italiano, attraverso ottanta opere che spaziano dai suoi esordi negli anni Sessanta fino ai lavori più recenti.
La sua cifra stilistica è inconfondibile: immagini in bianco e nero, spesso caratterizzate da contrasti netti e giochi di luce e ombre, che catturano l'essenza del soggetto con una poetica senza tempo.
La mostra a Villa Bardini è un'occasione unica per ammirare alcuni dei suoi capolavori più celebri, oltre ad un omaggio a Michelangelo con le immagini scattate alla fine degli anni ottanta alle sculture presso le Cappelle Medicee.
Questa mostra rientra nel progetto “La Grande Fotografia Italiana” delle Gallerie d’Italia, che ha visto precedentemente protagonista Lisetta Carmi.
Le fotografie di Jodice non si limitano a documentare la realtà, ma invitano l'osservatore a una riflessione profonda. I suoi scatti catturano l'attimo fuggente, ma allo stesso tempo ci parlano di temi universali come la bellezza, la memoria, il tempo che passa.
"Mimmo Jodice. Senza Tempo" è una mostra che non deluderà gli appassionati di fotografia. Un'occasione imperdibile per immergersi nel mondo di questo grande maestro e scoprire la sua visione poetica.
Mimmo Jodice nasce a Napoli nel 1934, dove vive e lavora tutt'oggi. Si avvicina alla fotografia negli anni '50, frequentando il Circolo Fotografico Napoletano. Negli anni '60, le sue prime esposizioni lo fanno emergere come figura di spicco della fotografia italiana d’avanguardia. La sua ricerca fotografica si concentra sulla realtà urbana, con un occhio di particolare attenzione per la sua città natale, Napoli. Jodice cattura immagini di paesaggi, architetture e persone, utilizzando spesso inquadrature inusuali e giochi di luce e ombre per creare immagini poetiche e suggestive. Nel corso della sua carriera, Jodice ha collaborato con alcuni dei più importanti artisti e intellettuali del suo tempo, ha anche realizzato diversi reportage fotografici, è considerato uno dei maestri della fotografia italiana contemporanea. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui il Premio Nadar nel 1994 e il Targa d'Oro al Premio BFI di Londra nel 2008.
Le sue fotografie sono esposte in importanti musei e collezioni d'arte di tutto il mondo.
Testo e foto di Felisia Toscano
Sylvain Bellenger: conferenza di saluti a Capodimonte
date » 15-04-2024 00:04
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Il prestigioso Museo di Capodimonte ha recentemente ospitato un evento straordinario: la conferenza di saluto tenuta da Sylvain Bellenger, il Direttore che ha guidato il museo per otto anni. Durante questa occasione, Bellenger ha presentato il suo nuovo libro Capodimonte 2015/2023 – Otto anni con Sylvain Bellenger, una testimonianza affascinante della sua esperienza e delle sfide affrontate nel corso del suo mandato. La conferenza, tenutasi in uno dei saloni affrescati del museo, ha attirato un pubblico diversificato di appassionati d’arte, accademici e semplici curiosi desiderosi di conoscere la prospettiva unica di Bellenger sulla direzione di uno dei musei più importanti d’Italia. Il Direttore ha iniziato il suo discorso con una riflessione sulle ricchezze artistiche di Capodimonte, sottolineando l’importanza di preservare e promuovere il patrimonio culturale della regione. Ha parlato delle numerose mostre e iniziative che hanno caratterizzato il suo mandato, enfatizzando la sua dedizione a rendere il museo accessibile a un pubblico più ampio e diversificato. Il volume realizzato per raccontare l’esperienza napoletana offre una visione approfondita del dietro le quinte, evidenziando i momenti di gioia, le sfide impreviste e le decisioni difficili che ha dovuto affrontare nel corso degli anni. Il Direttore ha commentato così ai microfoni Rai il tempo trascorso qui “questi otto anni per me sono stati otto minuti”, sottolineando l’importanza continuare a creare connessioni sempre più forti tra il museo e la comunità locale, incoraggiando la partecipazione attiva degli abitanti di Napoli e dei visitatori internazionali. La conferenza si è conclusa con l’augurio, per Capodimonte e per la città, di valorizzare sempre più uno dei musei più importanti d’Italia.
Testo di Felisia Toscano
Foto di Maria Di Pietro
Mario Carnicelli: incontro tra fotografie e racconti
date » 05-06-2024 13:45
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Andare a casa di Mario Carnicelli, significa oltrepassare la soglia del confine tra una mostra fotografica e la storia di quegli scatti.
Vuol dire sedersi ed entrare nel suo mondo, quello del viaggio in America, quello dei funerali di Togliatti, quello del racconto, del documento, dell’archivio. Guardarsi intorno e vedere sulle pareti dai colori caldi stampe degli anni 60′ e 70′ e riflettere su quanto il bianco e nero sia ancora contemporaneo, così “presente” da farti entrare in punta di piedi nella sua fotografia.
Tra gli scatti di Togliatti, incuriosita chiedo a Mario: qual è la tua fotografia prima di questa importante documentazione?
Mario, sorride: “La mia fotografia è sempre la stessa, è l’umanità. Sin da ragazzo, quando ho iniziato a fotografare mi soffermavo sulla figura dell’uomo. E’ come se negli occhi degli altri riuscissi a riflettere me stesso. Con la fotografia ho una relazione da tantissimi anni, ero bambino quando per la prima volta entrai furtivamente nella camera oscura di mio padre, in sua assenza, e di nascosto da mia madre”. Provai ad inserire un “foglio”, l’immagine si impressionò subito su di esso e fu per me una gioia immensa.
Cosa ha significato per te, professionalmente ed emotivamente, essere l’autore delle fotografie del funerale di Togliatti?
“Andai ai funerali di Togliatti non per fotografare, ma per partecipare ad un grande evento, mi recai giorni prima della data stabilita, per scrutare, per osservare. Arrivarono persone da tutta l’Italia, ma anche dall’estero, in particolar modo dalla Svizzera.
Non immaginavo di vedere una stratificazione sociale così evidente, ricordo i loro sguardi che sembravano essere rivolti a me mentre ero tra la folla con loro, ma questa sensazione durava pochi secondi, quello che guardavano era solo quella grande e sentita emozione.
Tutti erano lì per lo stesso motivo, e non era il funerale o la funzione religiosa, ma il voler dare l’ultimo saluto ad un compagno.
Dai borghesi alle istituzioni, dagli artisti al popolo, non mancava proprio nessuno”.
Facciamo un viaggio, andiamo in America, qual è la tua fotografia preferita nei tuoi scatti americani?
“Forse non ne ho una preferita, ma semplicemente una di cui sono particolarmente geloso! Ritrae una fabbrica all’interno di uno stabile, dove ci sono muratori di colore bianco e committenti neri. Era evidente in questa foto un capovolgimento culturale, quella scena si impressionò nella mia macchina come il ritratto di un’umanità che cominciava ad essere rispettata”.
Cosa pensi della fotografia contemporanea, in che posizione ti poni nei confronti dei nuovi talenti?
“Tra i vari settori della fotografia, quello del reportage è di sicuro quello che più mi piace e che più seguo. Fotografare significa documentare e oggi è una ricchezza! Ma se dovessi dare un consiglio ai giovani fotografi direi che occorre senz’altro documentarsi, conoscere! Solo mettendo dentro la conoscenza può venire fuori qualcosa senza emulare, ma riuscendo ad esprimere quello che si ha da dire con consapevolezza”.
Aprile 2016
Felisia Toscano
Foto di Maria Di Pietro
Al teatro Trianon di Napoli: La Cantata dei Pastori di Peppe Barra
Il Teatro Trianon di Napoli si è trasformato in un magico regno natalizio grazie allo spettacolo straordinario di Peppe Barra, “La Cantata dei Pastori”. Questo capolavoro teatrale, rappresentato in uno degli ambienti più suggestivi della città, ha incantato il pubblico con la sua fusione di tradizione e talento artistico. Napoli è da sempre una città ricca di storia, cultura e tradizione, e la Cantata dei Pastori di Peppe Barra è una perfetta espressione di questo patrimonio. L’opera teatrale affonda le sue radici nelle antiche rappresentazioni natalizie popolari del Sud Italia, in particolare della Campania, dove il teatro si mescola con la spiritualità e la gioia tipiche del periodo natalizio. Il Teatro Trianon, con la sua eleganza e la sua storia affascinante, è la cornice ideale, l’atmosfera del luogo si è fusa con la performance di Peppe Barra, trasportando il pubblico in un viaggio indimenticabile attraverso le storie e le melodie della tradizione napoletana. La trama della Cantata dei Pastori è un affascinante intreccio di episodi tratti dalla vita quotidiana della Napoli del passato, con i pastori come protagonisti. Peppe Barra, figura carismatica e poliedrica della scena napoletana, ha portato in scena un’interpretazione coinvolgente dei personaggi, catturando l’essenza della vita tradizionale e portando in vita le antiche usanze. La colonna sonora, composta da melodie intrise di passione e nostalgia, ha contribuito a creare un’atmosfera unica. Gli spettatori si sono lasciati trasportare dalle note avvolgenti e dalle canzoni che evocano la bellezza dei momenti più semplici e genuini della vita. Ma ciò che rende veramente speciale la Cantata dei Pastori di Peppe Barra è la sua capacità di coinvolgere il pubblico in modo attivo. Lo spettacolo non è solo un’occasione per assistere a una performance straordinaria, ma anche per partecipare emotivamente e condividere un senso di appartenenza a una cultura ricca e viva. Lo spettacolo di Barra è stata una celebrazione della cultura napoletana, un’esperienza che ha fatto rivivere le tradizioni e la magia del Natale, dimostrando ancora una volta che il teatro può essere un potente mezzo per connettere le persone, preservare le radici culturali e creare momenti di gioia.
Testo e foto di Felisia Toscano
Anish Kapoor a Palazzo Strozzi
date » 10-11-2023 18:23
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Palazzo Strozzi ospita una delle mostre più attese nel panorama dell'arte contemporanea: Anish Kapoor. Questo eclettico artista indiano-britannico, celebre per le sue opere monumentali e coinvolgenti, ha portato la sua visione unica a Firenze, promettendo un'esperienza visiva ed emotiva senza precedenti. Icona dell'arte contemporanea, riconosciuto a livello internazionale per le sue opere scultoree che sfidano la percezione e invitano alla riflessione, Kapoor è nato a Mumbai nel 1954 e trasferitosi a Londra negli anni '70, ha guadagnato fama per le sue sculture che combinano forma, colore e materiale in modi innovativi. La sua carriera ha attraversato diverse epoche artistiche, ma la sua abilità nell'esplorare il concetto di spazio e la sua ricerca di significato attraverso l'arte sono rimaste costanti. La mostra ospitata a Palazzo Strozzi è un'anteprima unica nel suo genere, con opere selezionate appositamente per il pubblico fiorentino. Kapoor, noto per le sue installazioni audaci e suggestive, ha creato un percorso artistico che abbraccia la storia e l'architettura di Palazzo Strozzi. Tra le opere, non possiamo non menzionare "Cloud Gate" a Chicago, comunemente conosciuta come "The Bean". Sebbene questa scultura non è fisicamente presente a Firenze, la mostra fornisce uno sguardo approfondito sulla sua creazione, svelando il processo creativo e il significato dietro questa struttura monumentale. Un aspetto distintivo delle opere di Kapoor è la loro capacità di portare gli spettatori in un viaggio che va oltre il mero aspetto visivo. L'artista sfida la percezione tradizionale, utilizzando riflessi, curve e materiali sorprendenti per creare una connessione emozionale con l'osservatore; i visitatori si immergono in questa esperienza straordinaria, in cui l'astratto si fonde con il reale. Anche questa volta Palazzo Strozzi promette un percorso espositivo di alto interesse culturale nel panorama dell’arte contemporanea, offrendo la possibilità di vivere un'esperienza visiva e concettuale unica.
Testo di Felisia Toscano
Foto di Maria Di Pietro
Blu Infinito ha aperto la stagione teatrale a Pistoia
Blu Infinito lo spettacolo di danza e acrobazia andato in scena sabato 30 settembre ha aperto la stagione teatrale 2023/2024 del Teatro Manzoni di Pistoia tra arte e magia.
La compagnia eVolution dance theater diretta dal coreografo Anthony Heinl ha realizzato un’intera performance su quattro parole fondamentali, ovvero, gioco, gioia, comunità e cura e proprio attraverso l’illusione, l’arte e numerosi effetti speciali ha dato vita ad uno spettacolo suggestivo riscuotendo successo tra grandi e piccini con un grande impatto visivo.
Il Blu, scelto come origine di tutto, come uno cerchio che si allarga e si richiude su stesso dando vita a trasformazioni, mutazioni, intensità visive di luci e colori avvolge e accompagna gli artisti che si muovono sul palco, nel frattempo, l’acqua, altro elemento importantissimo nella performance scorre all’interno di numerosi viaggi per poi confluire nel Blu che diventa, appunto, Infinito.
Coralli, alghe marine, animali acquatici si incontrano durante la fluttuazione, non c’è un verso, non c’è una direzione, non c’è un orientamento… tutto è all’interno del tutto, Blu Infinito racchiude un mondo magico e gli spettatori sono gli unici osservatori ammessi.
Un mondo quasi incantato dove non esiste gravità ma solo libertà in volo tra effetti speciali, acrobazie e performance; ad accompagnare il tutto la tecnologia del Light Wall, un insieme di pannelli che costituiscono uno schermo su cui si possono visualizzare immagini, filmati e anche testi.
La eVolution dance theater ha affascinato numerosissimi spettatori sia in Italia che all’estero e a Pistoia, sabato sera, non ha tradito le aspettative regalando al pubblico una performance davvero… Infinta.
Felisia Toscano
A Villa Marlia arriva la primavera e un calendario ricco di eventi
La primavera a Villa Marlia, come sempre, è arrivata con la delicata fioritura delle camelie che ha colorato l’intero giardino, ben 40 varietà tra cui alcune rappresentative del territorio lucchese.
Uno dei percorsi più romantici all’interno della Villa e soprattutto parte integrante della Mostra delle Antiche camelie della Lucchesia.
Ad arricchire la meravigliosa villa il Lago Reale che da sempre ha un’importante funzione per l’approvvigionamento idrico dei giardini, fu realizzato dall’architetto Jacques Grèber nel 1924 che creò un’isola a forma di goccia.
Ben tre tipologie di giardino si alternano all’interno di Villa Marlia: all’italiana, spagnolo e dei limoni.
Il giardino all’italiana, appartenente al XVI secolo, era quello originario della Villa del Vescovo, quello spagnolo, detto anche giardino dei fiori, è in stile Art Decò ed è caratterizzato da forme geometriche ed ispirazioni ispano-moresco, infine quello dei limoni è ciò che resta dell’impronta barocca ed ospita circa 200 piante di agrumi. Oltre alla natura incontaminata, al profumo e ai colori in cui è possibile immergersi, Villa Maria ha già pubblicato il suo ricco calendario di eventi estivi. Dopo la caccia al tesoro che si è svolta a Pasquetta, il 30 aprile ci sarà la Marcia delle Ville 2023, una passeggiata nel verde attraverso le ville e le fattorie storiche della Piana di Lucca; il 6 luglio inizierà il ciclo delle 4 Serate estive con SurReale dove, immersi nel parco di Villa Marlia e sotto il cielo stellato, ci sarà la possibilità di vivere un’esperienza culinaria; il 14 luglio sarà il giorno perfetto per un Pic-nic al tramonto e ancora, il 10 agosto in occasione della notte di San Lorenzo ci sarà la rassegna d’arte “Le Rinascenze”: pittori, scultori, fotografi, cantanti e ballerini si esprimeranno nelle loro arti allietando grandi e piccini.
A chiusura del ciclo di incontri estivi, ci sarà il 3 settembre Viaggio nel tempo – VII edizione, tutti coloro che passeranno la selezione avranno la possibilità di partecipare alla serata con abiti d’epoca dove il giardino si trasformerà in un luogo di svago.
Questo è solo un assaggio delle numerose iniziative di Villa Marlia, a seguire ci saranno tantissimi eventi per il periodo autunnale che vi invitiamo assolutamente a non perdervi.
Testo di Felisia Toscano
Foto di Maria Di Pietro
Ancora pochi giorni per visitare Van Gogh Experience a Napoli
Sarà possibile visitarla solo fino al 30 aprile la mostra immersiva Van Gogh Experience presso la Chiesa di San Potito a Napoli a pochi passi dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Il cuore della mostra prevede un’area con ben 60 proiettori che mostrano ben 350 capolavori dell’artista olandese su una superficie di circa 1000 metri quadrati, colorando le pareti e facendo sentire i visitatori non semplici osservatori ma parte attiva del processo espositivo per la possibilità di camminare, sedersi e vivere dall’interno le opere che attraverso le luci, i suoni e i colori avvolgono il pubblico.
Un nuovo modo per avvicinarsi all’arte per grandi e piccini, un viaggio tra pennellate, campi di girasoli, mandorli in fiore… percorrendo la mostra si ha anche la possibilità di vedere un filmato che illustra le tecniche usate dall’artista e una sala dove è stata ricostruita la camera da letto di Van Gogh.
Nella parte conclusiva ai più piccoli con l’area “colora e pubblica” viene data la possibilità di colorare e provare a ripetere le tecniche usate dal pittore, per i più grandi invece la possibilità di provare la realtà virtuale per vivere un giorno della vita di Van Gogh.
L’esposizione arrivata a Napoli dopo aver entusiasmato 5.000.000 di visitatori in tutto il mondo.
Exhibiton Hun è una società di Bruxelles specializzata nella progettazione e produzione di mostre immersive e proprio nella città partenopea è stata realizzata una vera e propria sinergia tra cultura e tecnologia già suggellata con la mostra Claude Monet – The immersive experience, riproposta ora per celebrare uno degli artisti più amati.
Testo di Felisia Toscano
Foto di Maria Di Pietro
"Formidable. Rébecca Dautremer e il viaggio di Jacominus” in mostra a Bologna
In occasione di Bologna Children’s book Fair 2023, nota per gli appassionati come la Fiera del libro, dall’8 al 30 marzo sarà visitabile la mostra “Formidable. Rébecca Dautremer e il viaggio di Jacominus” dell’illustratrice francese Rébecca Dautremer promossa da Rizzoli e a cura di Hamelin.
Il protagonista è Jacominus Gainsborough creato dall’artista nel 2018, per Il libro delle ore felici di Jacominus Gainsbourgh.
La mostra racconta i quattro libri attraverso cui l’artista francese costruisce la vita, i luoghi, le relazioni e l’intero universo di Jacominus dove il pubblico potrà ammirare, in anteprima, le illustrazioni originali con la pittura a gouache.
Puzzle, grandi formati, ritagli di carta, l’enorme fregio che racconta la complessità di un istante in un affresco che racchiude l’intera società formano l’intero percorso espositivo che il visitatore, in una location d’eccezione, si trova a percorrere.
L’artista, in un’intervista, ha detto di ispirarsi a Beatrix Potter dal punto di vista visivo ma i suoi protagonisti non sanno di essere degli animali, nemmeno Jacominus sa di essere un coniglietto.
La sua mostra è un’occasione da non perdere poiché offre la possibilità, a grandi e piccini, di fare un’immersione in un mondo meraviglioso fatto di carta, colori, arte e magia.
Rebecca Dautremer è nata a Gap il 20 agosto del 1971, da sempre appassionata di fotografia e arti grafiche si è iscritta ad un corso di grafica presso l’ENSAD (Ecole Nationale Supérieure des Arts Décoratifs) di Parigi, durante la formazione inizia le prime collaborazioni ed esperienze con varie case editrici fino a quando nel 2003 pubblica L’Amoureux in cui definisce il proprio stile prima e Principesse dimenticate a lanciare la sua carriera.
Rebecca Dautremer durante l’inaugurazione dichiarerà di concepire i suoi disegni come fotografie e di studiare continuamente la luce e la composizione.
Testo e foto di Felisia Toscano
Gente di Piombino, presentato l'ultimo lavoro del fotografo situazionista Pino Bertelli
In una sala gremita sabato 4 marzo è stato presentato presso Palazzo Appiano in Piazza Bovio a Piombino, “Genti di Piombino – Ritratti da una città postindustriale” l’atlante umano realizzato dal fotografo situazionista Pino Bertelli insieme con Paola Grillo alla presenza del Sindaco Francesco Ferrari, il politico Paolo Benesperi, lo storico e docente universitario Rossano Pazzagli, il critico d’arte ed ex Direttore degli Uffizi Antonio Natali, il critico della fotografia Francesco Mazza e il fotografo Oliviero Toscani.
Il lavoro realizzato da Pino Bertelli con la documentalista Paola Grillo si sviluppa nella città in cui è nato ed è sempre cresciuto, dove è stato operaio in fabbrica e dove, successivamente, ha inizio la sua fotografia di strada. Bertelli parte da Piombino per ritornare a Piombino, nel cerchio della sua vita affiancato sempre dalla documentalista Paola Grillo, compagna di sconfinate avventure, ha percorso cerchi immensi raccontando milioni di storie tra Mediterraneo, Chernobyl, Africa, Iraq… il suo lavoro su Piombino sarà anche in mostra quest’estate con una personale di circa 700 scatti.
Proprio unendo fotografia e antropologia è riuscito a catturare e raccontare la geografia umana attraverso i volti dei piombinesi: giovani, uomini, donne, anziani… ogni sguardo e ogni sorriso ha contribuito alla realizzazione del suo racconto sulla comunità durato ben 8 anni.
Paola Grillo nella prefazione scrive: … “Che le fotografie di Pino Bertelli siano la sintesi estrema di uno sguardo sugli uomini, le donne, i ragazzi e le ragazze, i bambini e le bambine, una sintesi estrema sulle qualità di come l’essere umano sta nel mondo, in una stanza, in un paese, in un Paese, tracciata nello sguardo, nei volti, nella pelle, nei muri scrostati della scena o negli sfondi sfuocati, anzi, mossi, dove appoggia i suoi ritratti… si. Ritratti scolpiti chiudendo l’otturatore, un lavorìo di neri, ma anche di bianchi… il bianco sul bianco è la cosa più difficile! Monocromie. Gli occhi. Cancellare lo sfondo. Lasciami un segno per la storia. Fuori quelle che dicono troppo. L’eterno discorso tra poesia e sociologia che si incontra nel nostro fare insieme in più di venti anni di libri per il mondo. E anche Piombino 2014-2022 si fa mondo…”.
Testo e foto di Felisia Toscano